Non ha fondamento l’idea che maiàl! sia forma abbreviata di mài al mónd,* sia per ragioni fonetiche che darebbero mài al (con l’accento tonico sulla prima a) e non maiàl, sia per il fatto che mài al mónd è un rafforzativo di mài e significa “assolutamente no! Affatto! Mai e poi mai!”. Nulla ha a che vedere col valore di meraviglia e sorpresa, positiva o negativa, espressa da maiàl!
Un tempo si diceva par Sant ‘André ciàpa al maiàl pr ‘al pè, per Sant’Andrea (30 novembre), prendi il maiale per il piede, per atterrarlo e quindi ucciderlo, trafiggendogli il cuore col cuidùr o curidùr. Questa data, era la prima tra quelle possibili per l’uccisione e la macellazione domestica del maiale. Ma, se la stagione non era sufficientemente rigida si andava al tradizionale 8 dicembre, che quasi ovunque segnava il momento oltre il quale era possibile procedere a mazàr e zuàr al maiàl. In una giornata di grande lavoro, ma anche di festa perché, dopo tanti mesi passati a mnèstra dafasó, si mangiava finalmente la mnèstra sùta, la pasta condita col ragù.
Fatto quest’ultimo con un po’ di carne macinata del maiale che si stava macellando, poi si cuoceva sulla brace del focolare qualche fetta di fegato avvolto nella sua rete (al radsèl) e tutta la famiglia mangiava insieme al norcino e ai suoi aiutanti. Di giorno in giorno, come gruppo itinerante, tutti insieme, andavano presso le varie famiglie del circondario a prestare la loro opera.